AMALGRAB Recensione di Gianni Boccardelli su Piazza Grande luglio/agosto 2008

«Luz sapeva leggere i colori». Anime che «si smagliano», città viventi, violentate, con «accento incancellabile», sciolte nel jazz che flirtano con i venti. Il Canta-ombre vende ogni notte «fisicità diverse». Clessidre dove la sabbia è un’anima, «ovaie in tilt», brevi storie di ostriche e rubini, Pierrot che è anche Pierrette, sfere celesti, la vecchia dai piedi palmati, specchi, topi, occhi gialli, la magia del cinque che - si sa - parte dai fiori… «la vita attorcigliata come un nastro di Moebius sul palmo della mano» e poi vampiri, ragni albini, lune che pendono come bottoni scuciti, orologi che sospirano, rose dei venti, vergini puttane, cimiteri, ombre che si regolano sulla tabellina del tre. C’è «il sale delle lacrime e lo zucchero dei sogni», ovviamente «i cani lievitano sopra i tetti scompigliando nugoli di gatti volanti», i nomi vanno letti al contrario e quando il cielo «starnutisce» è meravigliato, «come la faccia di un vecchio che si è appena sparato una sega».
Stop al panico (o alla curiosità?). Non siete caduti in un trip da acido, in un quadro di Dalì o fra le note di … (fate voi, ognuno ha i suoi “sabba” musicali). Siete precipitati – ed è un piacere se non mancate di coraggio - nelle pagine di Guergana Radeva, nome che quasi certamente non avete sentito (è il suo primo libro) ma che se continua a scrivere così diverrà punto di riferimento per chi non ne può più di storie trite condite con parole banali.
Il romanzo si chiama «Almalgrab ovvero lo specchio delle brame» (248 pagine per 14 euro) ed è bene spiegare subito che quella strana parola nel titolo indica «la pars celati, la virtù interiore». Lo edita Silvia De Marchi nella piccola coraggiosa collana Mangrovie (a pagina 3 si spiega la particolarità di queste piante con le radici «fra terra e acqua») dove trovano collocazione le opere di scrittori e scrittrici stranieri «che hanno scelto la lingua italiana per esprimersi». Migranti fra Paesi e culture che talora maneggiano il nuovo linguaggio con stupefacenti capacità, come la sinora ignota Guergana Radeva. Che ci viene presentata così: nata in Bulgaria nel ‘67, laureata in ingegneria elettronica, in Italia dal ’91 «sulla cresta della grande onda migratoria», domestica, cameriera, pizzaiola... Sposata da una quindicina d’anni, vive con tre cani e quattro gatti in Maremma, «saggiando a fusione lenta il salmastro dell’Argentario, lo zolfo sotterraneo di Saturnia e il mercurio delle terre rosse del Morellino in cerca dell’Opera: un romanzo alternativo». E sembra averla subito trovata l’opera con la maiuscola perché questo «Amalgrab» ipnotizza al punto che viene da dirle grazie proprio per quello che lei definisce «il dono infantile della meraviglia».
La trama? E’ come se le moderni nipoti di Alice passassero di qua e di là fra specchi come scatole cinesi, fuggendo dai labirinti e dunque creandone. I personaggi sono monadi, diadi, triadi e tetradi… Un rebus? Eppure man mano tutto si chiarisce. Una favola nera, immorale che recupera il fascino e l’orrore degli antichi miti con umani e animali che si accoppiano, infilandosi nei misteri del Carnevale (il mondo sottosopra), scombussolando il tempo e i numeri, le colpe e le virtù, il mestruo e l’anima. Persino i mobili aumentano di peso e i bambini spariscono nella Città comatosa, inevitabilmente «nel varco di Carnevale».
Assolutamente da leggere: se almeno in letteratura preferite che i desideri prevalgono sulla paura, che il veramente nuovo e strano cacci il vecchio noioso, fatevi prendere per mano da maga Radeva.

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