AMALGRAB ovvero lo specchio delle brame. La malia dell'animo randagio

frammenti ( capitolo VII)

... La metamorfosi seguiva i ritmi del vento - tre, cinque, al massimo sette giorni - poi, con il calar del libeccio Theo De Cauda perdeva il pelo, la vista notturna, parzialmente l’udito e totalmente la passione per i cibi che si torcevano nel piatto, stranamente, però, il suo olfatto rimaneva intatto. Non vi era spiegazione ragionevole, o forse sì, però da tempo ormai lui aveva smesso di cercarla, considerando i cambiamenti che avvenivano al suo corpo un dato di fatto. Metamorfosi, che imparando con l’età a districare le proprie emozioni, definiva fra sé intensa e gratificante come un orgasmo.




Si destò, incagliato ancora nel tempo, che stava coagulando, adeguandosi alla sua nuova struttura, sgusciò da sotto i vestiti, piegò indietro le orecchie, si stirò e trainato dalla rete fitta di nuove percezioni, balzò giù dalla poltrona e corse fuori attraverso l’uscio, nascosto dietro la tenda damascata.E mentre nell’erba autunnale un gatto tigrato si abbassava strisciando, la coda nevrile, i muscoli contratti, balzava fulmineo in una tesa arcata e serrava denti e artigli su una palla carbonella farfugliante, poi trionfante alzava il muso pieno di piume insanguinate verso le nuvole spronate dal vento, le persiane della casa si chiudevano, una dopo l’altra...
(illustrazione Massimiliano Ruffino)

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